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DIAGNOSI DI DISLESSIA E DSA

Presso il Polo di Psicologia è possibile effettuare una valutazione per sospetto Disturbo Specifico dell’Apprendimento.

L’ equipe multidisciplinare del centro APPE (composta da Neuropsichiatra Infantile, psicologa, logopedista), è autorizzata dall’ ATS Insubria per effettuare la prima certificazione diagnostica di DSA valida ai fini scolastici.

La relazione clinica prodotta è pertanto valida ed equiparabile a quella dei servizi di Neuropsichiatria Infantile (UONPIA) del territorio.

Gli incontri sono effettuati secondo le Raccomandazioni per la pratica clinica dei DSA (2007-2009) e il relativo aggiornamento, nonché i risultati della Consensus Conference dell’Istituto Superiore di Sanità.

Come funziona la valutazione?

La Dott.ssa Sara Criscione, psicologa esperta in DSA, ci illustra il percorso in breve.

“Per poter porre una diagnosi di DSA devono essere soddisfatti alcuni criteri: il grado di compromissione dell’abilità scolastica che deve essere clinicamente significativo, la compromissione deve essere specifica e non secondaria a scarse risorse cognitive, il disturbo deve essersi presentato fin dai primi anni di scolarizzazione, il disturbo non deve essere conseguenza di deficit visivi e uditivi.

Il percorso valutativo è costituito da una serie di incontri finalizzati all’inquadramento globale delle funzioni cognitive e delle abilità scolastiche di un individuo.

Il primo colloquio con i genitori ha l’obiettivo di accogliere la domanda della famiglia e di definire attraverso una raccolta anamnestica specifica, le informazioni rilevanti ai fini della valutazione clinica.

Il Neuropsichiatra infantile effettua poi l’esame neurologico e completa l’anamnesi medica del minore, al fine di escludere la presenza di altre condizioni che necessitano di essere approfondite.

Successivamente verranno indagate le abilità cognitive dello studente con lo psicologo attraverso test standardizzati con l’obiettivo di definire il funzionamento globale dell’individuo con particolare attenzione alla competenze verbali, le abilità visuo-percettive, la memoria di lavoro e la velocità di elaborazione.

Le abilità scolastiche verranno indagate dalla logopedista con test specifici riguardanti le competenze di lettura, scrittura e calcolo. Quando e se necessario verranno proposti approfondimenti delle abilità linguistiche e attentive.

A conclusione del percorso si effettuerà un incontro di restituzione con l’obiettivo di condividere con la famiglia i risultati emersi dal percorso di valutazione e l’eventuale percorso di potenziamento da intraprendere. La relazione che verrà redatta conterrà la descrizione dettagliata delle prove somministrate e le indicazioni per la scuola per la stesura del piano didattico personalizzato (PDP).

La legge 170/2010 contiene le Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico e rappresenta il punto di partenza rispetto alla definizione del PDP.

La nostra equipe è a disposizione per effettuare incontri con i docenti al fine di aprire un tavolo di lavoro comune tra specialista, alunno e famiglia e definire obiettivi condivisi.
Tale approccio negli anni ha sempre mostrato un maggiore successo nel recupero delle difficoltà e nel benessere del minore.

 

DSA: quali percorsi dopo la diagnosi?

Logopedia

Metodo Feuerstein e Metodo Co.Cli.T.E.

Doposcuola DSA – Anastasis

Neuropsicomotricità e logopedia

Neuropsicomotricità e logopedia si occupano entrambe della prevenzione e della cura dei disturbi di sviluppo nell’età evolutiva.

 

Spesso accade che ai bambini venga consigliato di svolgere un percorso di tipo neuropsicomotorio con fine propedeutico ad un intervento logopedico. Questo succede spesso quando i bambini sono molto piccoli, quando hanno dei tempi attentivi ridotti o quando si ha difficoltà nell’ambito della collaborazione o del comportamento e per queste ragioni accedere in modo al percorso logopedico sarebbe poco fruttuoso e potrebbe essere altresì frustrante per il bambino.

 

Viceversa alcuni bambini, che svolgono già un percorso logopedico, possono necessitare anche di un lavoro specifico su aspetti riguardanti l’ambito psicomotorio quali la socializzazione, la condivisione, aspetti di organizzazione spaziale/ temporale e attività grafiche.

 

Per tali ragioni nasce il nostro progetto c/o il Polo Saronnese di Psicologia, di un percorso combinato da proporre a tutti quei bambini che necessitano un lavoro d’equipe sia logopedico che psicomotorio.

 

Il nostro percorso si svolge in piccoli gruppi (che vanno da un minimo di 3 bambini ad un massimo di 6) suddivisi per fascia di età o esigenze riabilitative. Tutti i gruppi sono condotti in simultanea dalla nostra neuropsicomotricista Dott.ssa Marta Resega e dalla nostra logopedista Dott.ssa Selene Bertovani.

 

Le attività proposte hanno come fine lo sviluppo delle seguenti aree: attenzione, memoria, organizzazione spaziale e temporale, lo sviluppo dell’attività grafica,la sequenzialità, il ritmo e la discriminazione uditiva, l’ampliamento del lessico e la comprensione, lo sviluppo dell’area metafonologica. Tutto ciò senza tralasciare l’aspetto sociale e l’imitazione che si può ottenere dal lavoro di piccoli gruppi con i pari.

 

 

L’intervento riabilitativo nel bambino con ADHD

Ogni intervento per un bambino con diagnosi di ADHD deve essere “cucito su misura”, sia per il bambino, sia per la famiglia, sia per la scuola.

Occorre pianificare il trattamento sulla base delle caratteristiche peculiari del bambino, della sua storia personale e familiare, delle sue difficoltà specifiche e delle sue risorse cognitive.

 

Il trattamento per l’ADHD messo in atto presso il CENTRO APPE di Saronno è per questi motivi definibile come multimodale, cioè un intervento che coinvolge tutti i contesti di vita del bambino (sia i genitori, sia gli insegnanti) sia il bambino stesso. È fondamentale un lavoro di rete attraverso una costante collaborazione tra scuola, casa e il professionista. Gli interventi che vengono applicati sono pertanto:

 

  1. PARENT TRAINING: si tratta di un intervento psico-educativo rivolto ai genitori con l’obiettivo di sostenerli nel difficile percorso educativo di un bambino con ADHD. L’intervento si svolge con incontri periodici semi-strutturati (circa 10), al fine di fornire ai genitori informazioni sull’ADHD e nell’applicazione di strategie comportamentali (es: rinforzo, token economy, contratto comportamentale). Lo scopo è quello di comprendere meglio il perché dei comportamenti del proprio figlio e nell’implementare atteggiamenti costruttivi in risposta a situazioni stressanti; strutturare un ambiente che favorisca l’autoregolazione e la riflessività; insegnare alcune tecniche educative ed ampliare il bagaglio di strategie. Attraverso il percorso di training il genitore diventa parte attiva nel processo educativo e terapeutico, grazie all’acquisizione di abilità e nuovi stili educativi e relazionali necessari per contrastare situazioni familiari problematiche e ad uno stile genitoriale orientato al problem solving. Diventare genitori più riflessivi, coerenti e organizzati può rendere i propri figli più autonomi nel trovare alternative di pensiero e di comportamento.
  2. TEACHER TRAINING: intervento psico-educativo rivolto agli insegnanti ed eventuali figure educative. Si prevedono incontri regolari durante tutto l’anno scolastico con lo scopo, in primo luogo, di chiarire le caratteristiche del disturbo e comprendere i processi cognitivi che sottendono i comportamenti del bambino; in secondo luogo, di spiegare e aiutare a mettere in atto alcune strategie comportamentali che favoriscano gli apprendimenti e le relazioni con i pari. Vengono forniti suggerimenti su come creare un ambiente che possa essere facilitante sia per il bambino, sia per l’instaurarsi di una buona relazione insegnante/alunno (strutturare l’ambiente e le attività in modo differente, modificare alcuni atteggiamenti didattici tradizionali, rispettare le caratteristiche di apprendimento individuali, prestare attenzione alla dimensione psicologica).
  3. CHILD TRAINING: l’approccio utilizzato con il bambino in terapia è di tipo cognitivo-comportamentale e mira, in primo luogo, a sviluppare una maggiore consapevolezza nel bambino rispetto alle proprie difficoltà e ad acquisire una maggiore autoregolazione con l’obiettivo di ridurre la disattenzione e/o l’impulsività. Spesso è necessario pianificare anche un intervento metacognitivo focalizzato sulle abilità di comprensione del testo e problem solving.  Si sottolinea inoltre l’importanza di un lavoro centrato sulle difficoltà relazionali ed emotive dei bambini con ADHD, aspetto integrante ed attivo nell’intervento.

Arteterapia: cura e supporto attraverso la creatività

L’arteterapia è un intervento di aiuto e di sostegno alla persona a mediazione non verbale, che utilizza i materiali artistici e il processo creativo nella loro valenza terapeutica. Dipingere, disegnare, modellare e costruire dà vita a un costante processo creativo che coinvolge tutti gli ambiti della persona, incrementa la consapevolezza di sé e promuove una generale maturazione attraverso l’esperienza gratificante del creare con le proprie mani. L’arteterapia può accrescere la capacità di porre e porsi domande, di cercare risposte, di ridefinire ordine, forma e relazioni nel proprio mondo interno. In uno spazio protetto e stimolante sarà possibile accettare sfide, rischi e trovare nuove soluzioni, motivati dal piacere e dal divertimento dell’attività artistica.

 

Il libero utilizzo dei materiali artistici ha come primo obiettivo di stimolare la propria creatività e scoprire un nuovo canale di comunicazione a partire da un rinnovato ascolto di sé. Insieme al terapeuta sarà possibile costruire il proprio percorso personale stimolati dai materiali artistici, alla scoperta del proprio mondo interiore.

 

Nell’atelier di arteterapia vengono proposte attività come la pittura, il disegno, il collage e la modellazione. Ad esempio, sarà possibile adoperare le tempere per stimolare la fantasia, lasciar scorrere le sfumature degli acquerelli per far emergere le emozioni, disegnare con i pastelli a olio o lasciare che carta e colla narrino nuove storie, sarà possibile immergere le mani nell’argilla per dare forma a sogni e desideri… e ogni materiale acquisterà il suo valore attraverso la storia di ciascuno. Niente è predefinito, tutto si potrà creare. In arteterapia i materiali hanno un significato molto importante: essendo diversi per qualità sensoriali, per varietà cromatiche e per i risultati estetici che offrono, assieme all’opera d’arte prodotta, sono considerati strumenti privilegiati per favorire la comunicazione non verbale e quindi considerati mediatori per esprimere emozioni, sentimenti, pensieri, paure, ricordi e sensazioni. I materiali verranno offerti con attenzione calibrando le possibilità che ognuno di loro può offrire e secondo i bisogni dei partecipanti.

 

 

Scegliere di intraprendere un percorso di arteterapia non richiede alcuna preparazione tecnica o artistica; non emergeranno giudizi di tipo estetico, poiché ogni espressione, fosse anche solo un semplice segno, è manifestazione autentica di un sentire profondo e, come tale, di valore inestimabile. Per chi lo desidera sarà possibile, all’interno del percorso, acquisire competenze artistiche funzionali all’espressività.

 

Il lavoro ha luogo in un clima accogliente di condivisione e ascolto, privo di giudizio. Le immagini, gli scritti e i prodotti creativi dei partecipanti non hanno finalità tecniche, estetiche o interpretative ma sono il principale strumento di relazione con se stessi e con l’altro. Le potenzialità creative ed espressive di ciascuno sono utilizzate come strumento di ascolto di sé, di comunicazione ed espressione delle proprie emozioni.

 

L’utilizzo dell’arte è un bisogno ancestrale, connaturato all’uomo. In particolare nel mondo occidentale l’arte ha assunto nel tempo una forma di professionalità divenendo appannaggio di pochi esperti. Ha acquisito così un immenso valore ma si è allontanata dal vissuto quotidiano delle persone. Ad oggi è facile relegare il disegno al mondo dell’infanzia oppure al mondo lontano e spesso indecifrabile degli artisti. In realtà, già nell’antichità era convinzione diffusa che l’uso delle differenti forme d’arte potesse favorire una vita emotiva più equilibrata, con il raggiungimento di uno stato di maggiore benessere. Così, per ritornare a disegnare con piacere e con libertà dobbiamo abbandonare gli schemi rigidi che ci siamo costruiti: l’arte è libera e personale espressione alla portata di tutti. Per questa sua natura primordiale il disegno è uno strumento utilizzabile in maniera trasversale da chiunque. Tutti, a qualsiasi età, possono fare arteterapia.

 

L’arte rende possibile “vedere” ed “esprimere” molto più di quello che le parole possono fare, poiché si tratta di una comunicazione densa di significato intrinseco, che viene percepita emotivamente in modo diretto anche da chi ne fruisce. Essa incorpora idee, sentimenti, sogni, aspirazioni; narra e veicola un’ampia gamma di emozioni. In tal senso l’arte serve come mezzo di comprensione e attribuzione di senso, per chiarire esperienze interiori senza le parole, che spesso sono insufficienti o inadeguate. Attraverso l’arteterapia si ha la possibilità di elaborare il proprio vissuto dandogli una forma e potendolo trasmettere creativamente agli altri. Condividere l’esperienza di un laboratorio espressivo di arteterapia offre ai partecipanti l’opportunità di godere del piacere di creare con materiali artistici, di esprimere e rielaborare sentimenti, pensieri, attraverso il linguaggio non-verbale dell’arte visuale e plastica.

 

È compito dell’arteterapeuta stimolare ed aiutare ogni persona a valorizzare i mezzi individuali e la creatività di cui ciascun essere umano è naturalmente provvisto, insieme al potenziale trasformativo di ciascuno. L’arteterapeuta ha acquisito una conoscenza approfondita della comunicazione non verbale e del processo artistico; egli crea un ambiente che facilita la relazione e quindi l’espressione e l’elaborazione di emozioni e vissuti profondi. L’arteterapeuta offre aiuto e sostegno nell’uso dei materiali e delle tecniche; è a fianco dei partecipanti per creare uno spazio dove potersi sentire al sicuro e poter così creare liberamente. Egli accompagna e sostiene le persone nel loro percorso espressivo, di riscoperta e approfondimento delle capacità creative individuali; percorso nel quale verranno elaborati i contenuti simbolici emersi attraverso le immagini, con l’intento di promuovere un processo di sviluppo personale.

 

  • Arteterapia per adulti

L’arteterapia è indicata per adulti di tutte le età che desiderano ricercare un maggior benessere, trovare uno spazio per sé in cui poter ascoltare e rielaborare le proprie emozioni. L’arteterapia può migliorare la qualità di vita aiutando ciascuno a riconoscere e incrementare le proprie risorse creative, espressive, affettive e relazionali attraverso una maggiore consapevolezza di sé.

 

  • Arteterapia per anziani

L’arteterapia può essere un tempo e uno spazio da dedicare a sé nel piacere di sperimentare il disegno, la pittura e la modellazione per ricostruire il filo dei ricordi, sostenere la propria esperienza di vita e consolidare le abilità presenti.

 

 

Cosa sono i prerequisiti dell’apprendimento

 

 

(Articolo a cura della Dott.ssa Valentina Giurbino)

L’apprendimento è quella competenza che ci permette di modificare il nostro comportamento in seguito ad esperienze vissute o a interazioni con l’ambiente che ci circonda. Il senso comune associa abitualmente il termine apprendimento quasi esclusivamente all’esperienza scolastica. In realtà, è facile notare quante e quali situazioni ci mettono in condizione di imparare qualcosa che utilizzeremo in futuro per meglio adattarci all’ambiente in cui viviamo.

Se consideriamo l’età evolutiva, l’apprendimento non è solo adattamento all’ambiente, ma diviene anche prerequisito fondamentale per preparare il soggetto alla fase di sviluppo successiva.

In particolare, se osserviamo la fascia di età tra gli 0 e i 6 anni, diventa sempre più evidente che l’ambiente che circonda il bambino, non solo lo induce ad apprendere, ma ha anche dei compiti finalizzati, che lo conducono al momento in cui l’apprendimento formale diventa fondamentale: l’età scolare.

 

Ma cosa sono i prerequisiti di apprendimento? Si tratta di un insieme di competenze che coinvolgono specifiche funzioni cognitive, connesse ad aspetti attentivi, motori e motivazionali, e che sono alla base della successiva strutturazione delle conoscenze e degli apprendimenti formali (letto-scrittura e calcolo). Comprendere quanto un bambino abbia raggiunto una buona competenza nell’acquisizione dei prerequisiti, ci permette di strutturare interventi mirati alla gestione di eventuali situazioni di fragilità.

 

Per quanto riguarda il processo di letto-scrittura, i principali prerequisiti sono:

  • Consapevolezza fonologica, intesa come la capacità di riconoscere le componenti fonologiche delle parole (fonemi, sillabe o altre unità di suono) e di manipolarle intenzionalmente.
  • Riconoscimento di lettere: è la consapevolezza della corrispondenza grafema fonema e permette al bambino di trasformare le parole scritte in codice verbale orale;
  • Denominazione rapida automatizzata: cioè la denominazione veloce di stimoli famigliari: rappresenta capacità di reperire le informazioni disponibili nella memoria;
  • Ampiezza lessicale e comprensione morfosintattica: comprendono le abilità morfosintattiche (grammatica, morfologia, sintassi) e il lessico;
  • Memoria fonologica a breve termine: permette di mantenere e manipolare gli stimoli per il tempo necessario a svolgere un compito; influisce su tutte tre le componenti di base del processo di lettura: decodifica, comprensione e velocità di lettura;
  • Discriminazione visiva e uditiva: la prima è la capacità di riconoscere i grafemi, distinguendoli da altri segni grafici, e differenziarli tra loro in funzione della forma e dell’orientamento spaziale, mentre la Discriminazione uditiva è la capacità di discriminare i suoni linguistici e di riconoscere i singoli fonemi della lingua;
  • Coordinazione occhio/mano: è la capacità di coordinare la percezione visiva con l’esecuzione di movimenti delle mani (motricità fine). Viene richiesta nel processo di scrittura per lo sviluppo di un buon grafismo (qualità del tratto grafico).

 

Inoltre, la scrittura va considerata anche come un compito fino-motorio in cui si eseguono sequenze di movimenti coordinati tra loro. Bisogna, tuttavia, fare attenzione distinguere il tratto motorio e l’ortografia, dall’aspetto personale ed espressivo della grafia.

  • Coordinazione occhio/mano: riguarda la capacità di coordinare e regolare i movimenti della mano;
  • Abilità Visuo-Percettive: le capacità di discriminazione visiva e di riconoscere lo stimolo in forma globale anche quando viene presentato solo in parte.

 

Infine, lo sviluppo delle competenze di numero e calcolo è permesso da due tipologie di prerequisiti:

  • Associazione rapida quantità/numero di oggetti ridotto (da 1 a 4), che consiste nello sviluppo delle competenze simboliche che consentono di riconoscere i numeri scritti e associarli alla quantità corrispondente.

Memoria e abilità linguistiche, che permettono il calcolo a mente, la risoluzione dei problemi aritmetici e il recupero delle informazioni.

La Logopedia nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento

La nuova normativa regionale nell’ambito dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) richiede il lavoro di un’equipe multidisciplinare accreditata per la valutazione degli apprendimenti composta da psicologi, neuropsichiatri infantili e logopedisti; Questa legge ha sicuramente  sottolineato l’importanza affidata al linguaggio nello sviluppo successivo delle abilità scolastiche e dell’importanza di un corretto approfondimento riguardo alla corretta acquisizione di queste abilità, al fine di pianificare al meglio un successivo intervento riabilitativo.

La fonologia, il lessico, la morfosintassi, la comprensione grammaticale sono tutte componenti basilari delle capacità implicate nella lettura, nella scrittura, nella comprensione del testo scritto e nel problem solving.

il logopedista imposta un trattamento riabilitativo volto a migliorare le competenze dei bambini con difficoltà di apprendimento ed attento non solo a compensare le difficoltà più “visibili” ma anche a consolidarne le basi.

Gli obiettivi del trattamento consisteranno, a seconda del quadro funzionale del paziente, alla velocizzazione e al miglioramento delle capacità di decodifica, al favorire una buona comprensione del testo, al ridurre gli errori ortografici, al favorire i processi di calcolo. Tutto ciò verrà proposto con esercizi specifici e attività ludiche.

Il centro APPE è un’equipe di specialisti privati autorizzati dall’Asl di Varese per effettuare la prima certificazione diagnostica di Disturbo Specifico dell’Apprendimento secondo i criteri stabiliti dalla consensus conference sui disturbi specifici dell’apprendimento.

 

Per chi fosse interessato, è possibile contattare il centro APPE di Psicologia Evolutiva di Saronno per ottenere ulteriori informazioni via e-mail o telefonicamente. Visita la pagina contatti. 

Le emozioni nei bambini

I cambiamenti  evolutivi nel modo di provare le emozioni

I bambini nel loro processo di evoluzione sono continuamente soggetti a cambiamenti e modifiche nel loro “sentirsi” nel mondo. Capita a molti di loro di non riuscire a dare nome a quelle sensazioni che provano o pervadono addirittura a volte il loro mondo interno.

Questo dà inizio alle disregolazioni delle emozioni che possono sconvolgere e creare malessere in ogni ambito della loro vita: a casa, a scuola, nelle relazioni con gli amici.

Nella psicologia infantile mancanza di consapevolezza delle emozioni e di autoregolazione delle stesse rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di problematiche psicologiche e sociali nell’adolescenza e nell’età adulta legate ad ansia, rabbia o tono dell’umore depresso.

 

Lo sviluppo di una competenza emotiva

Il termine competenza emotiva significa essere autoefficaci, cioè capaci ed abili nel raggiungere un risultato desiderato, nel riconoscere e risolvere un problema, così da ricavare maggiori capacità di differenziarsi, di adattarsi, di comunicare e di avere fiducia in se stessi.

Tutto questo è possibile attraverso la comprensione e l’allenamento all’espressione della vasta gamma delle emozioni che esistono e che fanno parte dell’esperienza dei bambini, con l’obiettivo di riconoscere e poi dirigere in maniera più funzionale le sensazioni del cuore.

Nell’ottica della psicologia infantile, ma non solo, un buona autoregolazione contribuisce al benessere, al senso di autoefficacia e fiducia e ad un senso di coinvolgimento con gli altri.

Il centro APPE, specializzato nei trattamenti dell’età evolutiva, offre un supporto ai bambini ed alle famiglie nella valutazione, gestione e trattamento dei disturbi di disregolazione delle emozioni, percorsi di alfabetizzazione e competenza emotiva, volti al benessere del bambino ed al potenziamento delle abilità personali e sociali.

Per chi fosse interessato, è possibile contattare il centro APPE di Psicologia Evolutiva di Saronno per ottenere ulteriori informazioni via e-mail o telefonicamente. Visita la pagina contatti. 

Metodo Feuerstein

Il Metodo Feuerstein, ideato dallo psicologo e pedagogista israeliano Reuven Feuerstein, ha come fine il potenziamento delle abilità cognitive dell’allievo, tramite la riattivazione delle sue risorse interne. Il focus di questo metodo non sono i contenuti delle specifiche materie (italiano, matematica, inglese …..) ma il susseguirsi dei processi mentali impiegati nell’apprendimento, che se adeguati ed efficaci possono rendere faci ed efficace lo studio all’allievo. Questo Metodo è particolarmente efficace per chi ha difficoltà nell’apprendimento e carenze nello sviluppo cognitivo. Il suo scopo è l’insegnare agli studenti modalità di pensiero per fare i compiti e studiare in modo sereno, autonomo ed efficace.

 

Metodo Feuerstein: imparare a imparare

 

Questo Metodo si concentra sul come si utilizza la nostra mente, non sul contenuto della cosa appresa. L’attenzione è rivolta all’acquisizione di un efficace metodo di studio che diventa un modo di pensare più generale, tale da essere utilizzato in tutti gli ambiti della vita, non solo a scuola

 

Due sono i suoi principi fondamentali:

  • l’intelligenza è mutabile e migliorabile in qualsiasi circostanza, a qualsiasi età e in qualsiasi condizione fisica o psicologica;
  • ciascuno di noi è in grado di evolversi, traendo vantaggio dalle opportunità offerte dall’ambiente circostante purché gli stimoli esterni siano filtrati da un soggetto (genitore, insegnante, educatore,…) capace di svolgere il ruolo del mediatore.

 

Metodo Feuerstein: il mediatore

 

Per Reuven Feuerstein l’allievo sviluppa ed accresce la propria intelligenza tramite il susseguirsi delle interazioni e degli scambi positivi con i genitori, con gli insegnanti e con tutte le persone coinvolte nella sua istruzione e nella sua educazione.

 

Il metodo Feuerstein, tramite la figura del mediatore, aiuta lo studente a rendersi consapevole del modo in cui apprende ed a identificare gli aspetti non efficaci del suo metodo di studio: “..che  ragionamenti ho fatto per risolvere questo esercizio di geometria? (…) Perché nell’interrogazione di scienze ad un certo punto non ricordavo più niente?..”.

 

Lo strutturarsi di abitudini cognitive efficaci sviluppa e stimola l’intelligenza dello studente e lo rende più capace e sereno ad affrontare le sfide che incontrerà lungo il suo percorso scolastico.

Il ragazzo inizia così ad essere consapevole come pensa e tramite il dialogo col mediatore comincia ad esercitare modalità di pensiero utili, per fare in modo che che i suoi processi mentali siano il più possibile efficaci nello studio

 

Il Programma di Arricchimento Strumentale (PAS) è il nome di questo metodo in azione e consiste in una serie di esercizi carta e matita che non necessitano alcuna conoscenza scolastica.

Lavorare insieme ai genitori ed agli insegnanti è molto importante: un intervento coerente in tutti i suoi ambiti di vita potenzierà, velocizzerà ed aiuterà a generalizzare l’apprendimento delle nuove abilità. A tale scopo nel PAS sono previsti incontri regolari sia con gli insegnanti che con i genitori che serviranno a condividere le strategie efficaci ed a tenere una linea condivisa sulle varie attività.

 

Per chi fosse interessato, è possibile contattare il centro APPE di Psicologia Evolutiva di Saronno per ottenere ulteriori informazioni via e-mail o telefonicamente. Visita la pagina contatti. 

 

 

Deficit di attenzione: dalla diagnosi all’intervento

 

Per comprendere cosa sia l’ADHD, portiamo un’esemplificazione clinica:

Sin dalla scuola materna, Luca (nome qualsiasi di un bimbo con diagnosi Adhd), sente un bisogno irrefrenabile di muoversi: non riesce a giocare a lungo con lo stesso gioco, cambia in continuazione attività, non riesce ad interagire con i compagni se non con dispetti, liti, non aspetta il proprio turno né per giocare né per parlare, né per andare a mensa… Luca non sopporta di aspettare vuole tutto e subito. Le maestre lo riprendono, a volte anche con grida e punizioni, ma senza ottenere alcun miglioramento: Luca sembra impassibile ad ogni richiamo. Anche a casa, i genitori non riescono a contenere Luca né con regole, né con punizioni. Non sanno cosa fare, pensano sia un problema di maturità, di crescita: forse con l’ingresso a scuola la situazione migliorerà. Ma non è così, anzi. Luca inizia la prima elementare e la situazione si complica: il bambino deve stare seduto a lungo, stare attento e in silenzio, fare i compiti a casa e a scuola. Le maestre iniziano a lamentare le sue difficoltà di attenzione, svogliatezza di fronte ai compiti proposti e un comportamento non adeguato; anche i compagni, che all’inizio ridevano e si divertivano alle battute di Luca, iniziano a non seguirlo più perché non finisce i giochi, non rispetta le regole. Questa situazione si protrae anche alle medie peggiorando sempre più: i voti a scuola sono scarsi e, a volte, insufficienti. Luca rischia di perdere l’anno, si sente inadeguato, solo, non riesce a stare attento, diventa sempre più scontroso ed irritabile”.

 

Il Disturbo da deficit d’attenzione/iperattività (ADHD – Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) è un disturbo molto diffuso in età evolutiva e spesso coinvolge tutti gli ambiti di vita del bambino (casa, scuola e relazioni con i pari).  Le sue manifestazioni più evidenti sono: la difficoltà a regolare l’attenzione e/o la presenza di iperattività e impulsività, a cui spesso si associano scarsa tolleranza alla frustrazione, ansia e bassa autostima.

I sintomi e la diagnosi dell’ADHD

Nello specifico, secondo il manuale diagnostico-statistico DSM-5, è possibile parlare di ADHD quando si presentano alcuni tra i seguenti sintomi.

1.DISATTENZIONE: 6 o più dei seguenti sintomi che persistono da almeno 6 mesi con un’intensità incompatibile con il livello di sviluppo e che provoca disadattamento.

  1. Spesso non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro o in altre attività.
  2. Ha spesso difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco.
  3. Frequentemente non sembra ascoltare quando gli/le si parla direttamente.
  4. Spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze o i doveri sul posto di lavoro.
  5. Ha difficoltà a organizzarsi nei compiti e nelle attività.
  6. Spesso evita, prova avversione o è riluttante a impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto.
  7. Perde di frequente gli oggetti necessari per i compiti o le attività (es. materiale scolastico, giochi)
  8. Spesso è facilmente distratto da stimoli esterni.
  9. Spesso è sbadato/a nelle attività quotidiane.
  10. IPERATTIVITÀ e IMPULSIVITÀ: 6 o più dei seguenti sintomi che persistono da almeno 6 mesi con un’intensità incompatibile con il livello di sviluppo e che provoca disadattamento.

      Iperattività

  1. Spesso agita o batte mani e piedi o si dimena sulla sedia.
  2. Frequentemente lascia il proprio posto in situazioni in cui dovrebbe restare seduto (es. in classe).
  3. Spesso scorrazza e salta in situazioni in cui farlo risulta inappropriato.
  4. È spesso incapace di giocare o svolgere attività ricreative tranquillamente.
  5. Spesso agisce come se fosse “azionato/a da un motorino”.
  6. Parla troppo.

Impulsività

  1. Spesso “spara” una risposta prima che la domanda sia stata terminata.
  2. Ha spesso difficoltà nell’attendere il proprio turno.
  3. Frequentemente interrompe gli altri o è invadente nei loro confronti.

I sintomi di disattenzione e/o di iperattività-impulsività sono presenti prima dei 12 anni e si manifestano in almeno due contesti differenti (es. a casa e a scuola/al lavoro); la sintomatologia sia essa più tendente al disattento o all’iperattivo-impulsivo interferisce in modo significativo nelle relazioni con i pari, con la famiglia e gli insegnanti.

La diagnosi di ADHD avviene presso il CENTRO APPE di Saronno attraverso un percorso clinico-testale che coinvolge direttamente il bambino e indirettamente genitori ed insegnanti attraverso la somministrazione di questionari clinico-osservativi.

L’intervento per l’ADHD

Cosa accade dopo la diagnosi?

Ogni intervento per un bambino con diagnosi di ADHD deve essere “cucito su misura”, sia per il bambino, sia per la famiglia, sia per la scuola.

Occorre pianificare il trattamento sulla base delle caratteristiche peculiari del bambino, della sua storia personale e familiare, delle sue difficoltà specifiche e delle sue risorse cognitive.

 

Il trattamento per l’ADHD messo in atto presso CENTRO APPE di Saronno è per questi motivi di tipo multimodale, cioè un intervento che coinvolge tutti i contesti di vita del bambino (sia i genitori, sia gli insegnanti) sia il bambino stesso. È fondamentale un lavoro di rete attraverso una costante collaborazione tra scuola, casa e il professionista. Gli interventi sono pertanto:

 

  1. PARENT TRAINING: si tratta di un intervento psico-educativo rivolto ai genitori con l’obiettivo sia di sostenerli nel difficile percorso educativo di un bambino con ADHD, sia di insegnare loro strategie educative più efficaci (es. tecnica del rinforzo).

 

  1. TEACHER TRAINING: intervento psico-educativo rivolto agli insegnanti ed eventuali figure educative. Si prevedono incontri regolari durante tutto l’anno scolastico con lo scopo, in primo luogo, di chiarire le caratteristiche del disturbo e, in secondo luogo, di spiegare e aiutare a mettere in atto alcune strategie comportamentali che favoriscano gli apprendimenti e le relazioni con i pari.

 

  1. CHILD TRAINING: l’approccio utilizzato con il bambino è di tipo cognitivo-comportamentale e mira, in primo luogo, a sviluppare una maggiore consapevolezza nel bambino rispetto alle proprie difficoltà e ad acquisire una maggiore autoregolazione con l’obiettivo di ridurre la disattenzione e/o l’impulsività. Spesso è necessario pianificare anche un intervento metacognitivo focalizzato sulle abilità di comprensione del testo e problem solving.

Si sottolinea inoltre l’importanza di un lavoro centrato sulle difficoltà relazionali ed emotive dei bambini con ADHD.

Per chi fosse interessato, è possibile contattare il centro APPE di Psicologia Evolutiva di Saronno per ottenere ulteriori informazioni via e-mail o telefonicamente. Visita la pagina contatti. 

Screening Infanzia

Lo Screening nella Scuola dell’Infanzia: la prevenzione precoce delle difficoltà di apprendimento 

Le difficoltà di apprendimento costituiscono un problema rilevante per la loro alta incidenza, circa il 6% della popolazione in età scolare.

Queste difficoltà possono comportare storie di insuccesso nella scuola dell’obbligo, che, in alcune occasioni finiscono per compromettere non solo la carriera scolastica, ma anche aspetti quali autostima, fiducia in se stessi e senso di autoefficacia.

In un ambito come la lettura ad esempio, le differenze prestazionali tra bambini normolettori e bambini con difficoltà tendono ad accentuarsi col passare del tempo.

La Legge 170/2010 e, successivamente, la Consensus Conference (2010) sottolineano l’importanza di adottare azioni di individuazione precoce già a partire dagli ultimi anni della scuola dell’infanzia, non solo per modificare la prognosi dei disturbi dell’apprendimento in senso favorevole, ma anche e soprattutto per intervenire tempestivamente sul bambino in modo da ridurre la probabilità che le difficoltà possano manifestarsi a lungo nel tempo.

Come avviene per la costruzione di una buona casa dove le fondamenta ricoprono un ruolo chiave per la riuscita del progetto finale, così è necessario che nel passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria i prerequisiti agli apprendimenti scolastici siano ben consolidati ed abbiano raggiunto un livello di sviluppo adeguato all’età.

Lo screening che presentiamo è stato pensato per bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia e che, quindi, si apprestano ad entrare nella scuola primaria. L’intervento è suddiviso in due parti:

  • la prima valuterà lo sviluppo psicomotorio

  • la seconda le abilità linguistiche

 

SVILUPPO PSICOMOTORIO

Nella scuola materna il movimento occupa la gran parte del tempo e dello spazio.

Per conoscere i bambini è importante osservare come si muovono, come gestiscono il proprio tempo, sia libero che strutturato, e come organizzano il proprio spazio e quello altrui.

Lo screening avrà inizio con alcune prove che andranno a valutare le seguenti aree specifiche dello sviluppo psicomotorio.

  1. LA COORDINAZIONE GENERALE

Con il termine coordinazione generale s’intende il movimento contemporaneo di più parti del corpo per realizzare una prassia.

Le prove che verranno somministrate avranno lo scopo di valutare i seguenti aspetti:

  • la coordinazione dinamica (camminare, correre, calciare la palla, saltare la corda);

  • gli schemi di movimento (camminare sulle punte, stare in equilibrio su una gamba, saltellare su un piede,…);

  • la capacità d’imitare una sequenza di azioni, di eseguire a livello motorio alcune istruzioni in sequenza e l’esecuzione contemporanea di due atti motori (sinestesie);

  1. LA LATERALIZZAZIONE

La lateralizzazione è il processo con cui la dominanza emisferica cerebrale si esprime, a livello corporeo, determinando una maggior forza, maggior quantità di energia (tono), di una parte del corpo rispetto all’altra.

La lateralizzazione si evidenzia per la mano, il piede, l’occhio, l’orecchio.

Verranno richieste delle prove che coinvolgano l’uso di queste 4 parti del corpo con lo scopo di valutare la corretta lateralizzazione.

  1. L’AREA GRAFO – MOTORIA E LE ABILITA’ MANUALI

Le prove somministrate andranno a valutare:

  • la capacità di produrre alcuni segni grafici su istruzione e su copiatura;

  • l’impugnatura della matita, la postura durante la scrittura e la gestione dello spazio sul foglio;

  • la coordinazione oculo-motoria.

  • le prassie (avvitare, svitare, strappare, sciogliere un nodo,…);

ABILITA’ LINGUISTICHE

La comunicazione ed in particolare il linguaggio sono altresì abilità fondamentali ed alla base dei processi di apprendimento scolastico. In particolare tre sono le macro-aree che si andranno a valutare:

  1. IL LINGUAGGIO ESPRESSIVO

Con il termine espressivo si intendono le capacità linguistiche in produzione, che comprendono tre aspetti:

  • La consapevolezza fonetica, ossia la capacità di riconoscere e utilizzare i costituenti fonetici che compongono le parole;

  • La capacità morfo-sintattica, ossia la costruzione della frase (che comprende l’uso di articoli, preposizioni e clitici, la correlazione tra soggetto/verbo, maschile/femminile, singolare/plurale);

  • Le abilità narrative, ovvero la capacità di raccontare su rievocazione una storia precedentemente ascoltata.

  1. IL LINGUAGGIO RECETTIVO

Con recettivo s’intendono le capacità di comprensione del linguaggio, all’interno delle quali possiamo individuare:

  • La capacità di riconoscimento e discriminazione di suoni simili, fondamentale per l’apprendimento della letto-scrittura;

  • La comprensione linguistica di frasi

  1. LE COMPETENZE METAFONOLOGICHE

Questo termine identifica la capacità di giocare con le parole e con i suoni che le compongono, abilità che inizia a svilupparsi proprio durante l’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Ai bambini si proporranno giochi di fusione e segmentazione sillabica, riconoscimento di rime, riconoscimento di sillaba inziale di parola.

La valutazione verrà realizzata da un equipe multiprofessionale di professionisti specializzati e con ampia esperienza di screening e di intervento all’interno della scuola dell’infanzia. Nello specifico pedagogista clinico, psicologo e logopedista.

I professionisti dei centri APPE costituiscono inoltre equipe accreditate ed autorizzate dall’Asl di Milano e dall’Asl di Varese per effettuare la prima certificazione diagnostica di Disturbo Specifico dell’Apprendimento.

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